Quella della Crassulaceae è una famiglia di piante succulente molto vasta, che comprende svariati generi. Tra questi, uno dei più diffusi e apprezzati in tutto il mondo è quello delle Echeveria, piante immediatamente riconoscibili dal loro portamento a rosetta con foglie carnose. Una delle specie in assoluto più belle di Echeveria è senz’altro E. laui, pianta grassa caratterizzata dal bellissimo colore azzurro delle foglie.
Ammiratela finché volete, ma non azzardatevi a toccarla! Anche una semplice carezza è in grado di sfigurare questo capolavoro della Natura, alterando la suggestione di cera – o la sensazione di dipinto – che questa pianta succulenta restituisce all’occhio. Echeveria laui è una Crassulacea molto diffusa e apprezzata anche da chi coltiva prevalentemente cactus. Il suo aspetto, d’altra parte, è innegabilmente attraente ed è difficile che un esemplare di questa succulenta passi inosservato. Vuoi per quello splendido colore azzurro, vuoi per la forma compatta della rosetta, con le punte smussate o, ancora, per la sua unicità anche all’interno del genere Echeveria, che pure vanta svariate specie con esemplari dalle foglie di colore azzurro tenue. Sta di fatto che è impossibile non ammirare la perfezione di un esemplare ben coltivato (e soprattutto mai toccato!) di questa particolare specie.
In questo articolo approfondiamo la conoscenza con Echeveria laui, capiamo perché ha questo aspetto non certamente unico nel mondo delle succulente ma indubbiamente peculiare, e impariamo a coltivarla correttamente. (…)
Premessa sul genere Echeveria
Il genere Echeveria rientra nella vasta famiglia delle Crassulaceae, succulente a foglia dal portamento variabile da rosetta ad alberello. Tutte le Echeveria sono originarie del Continente Americano e in particolare del Messico. Echeveria laui, in particolare, è originaria dell’area del Tomelin Caňon, nello stato messicano di Oaxaca. A coniare il nome del genere fu il botanico svizzero Augustin Pyrame de Candolle (1778-1841), che in questo modo volle omaggiare l’artista, botanico e naturalista messicano Atanasio Echeverría y Godoy, al quale si deve un grande lavoro di ricerca (insieme ad altri botanici e ricercatori) sulla flora e sulla fauna messicana.
Il portamento delle Echeveria è sempre a rosetta, inizialmente appiattita ma col tempo tendente a salire leggermente in altezza a seguito dello sviluppo del fusto centrale dal quale si diramano le foglie. E già in fatto di foglie la specie laui si differenzia dalla maggior parte delle Echeveria: se in genere le rosette di queste piante sono formate da foglie allungate che terminano a punta, quelle della specie laui sono smussate, arrotondate, quasi ovoidali, e conferiscono all’insieme un aspetto ancor più armonico e “morbido”.
Nello specifico di E. laui, si tratta di una specie (secondo alcuni autori sarebbe in realtà un ibrido) descritta per la prima volta nel 1976. La pianta riscosse da subito un grande favore tra vivaisti e collezionisti proprio per via del suo aspetto unico nella famiglia delle Crassulaceae.
La pruina: cos’è e perché si forma
La vera peculiarità della specie laui, tuttavia, è la massiccia produzione di “pruina” che ricopre interamente le foglie. La pruina altro non è se non una cera prodotta da molte succulente e da alcune cactacee (un esempio su tutte, il genere Copiapoa con la specie cinerea), che serve a limitare la traspirazione dei liquidi contenuti nei fusti o nelle foglie e a proteggere la pianta dai raggi ultravioletti del sole. La pruina è biancastra e non è lei a conferire la colorazione azzurra alla pianta. Così come in molte Echeverie, infatti, sono le foglie ad essere di colore azzurro, nel caso della laui più intenso: dal canto suo la forte presenza di pruina accentua questa colorazione e conferisce alla pianta un aspetto “ceroso” o simile a quello che si otterrebbe dipingendo le rosette con vernice azzurra (una cosa ben diversa dall’orribile pratica di dipingere realmente le succulente con vernici di colori smaglianti per aumentarne le vendite, specie sotto le feste!).
In alcune piante grasse – ad esempio Copiapoa – la pruina può essere compatta e resistere alle annaffiature. Non così è nell’Echeveria laui: è sufficiente sfiorare con un dito una foglia per rovinare l’omogeneità della colorazione. Per questa ragione questa pianta deve essere annaffiata dal basso, per immersione, oppure bagnando unicamente il terriccio, evitando le annaffiature dall’alto, a pioggia. Anche eventuali trattamenti con prodotti come olio di Neem, ossicloruro di rame, ecc., effettuati per nebulizzazione, vanno evitati. Attenzione infine ai rinvasi, per ovvi motivi. L’impresa di svasare e rinvasare una pianta toccandola il meno possibile è indubbiamente ardua, ma con qualche accorgimento è possibile effettuare l’operazione limitando al minimo il danno estetico. Si può ad esempio afferrare la pianta alla base, specie se si ha a che fare con esemplari di una certa età, poiché si può in questo modo toccare solo il fusto centrale. Oppure si può prendere delicatamente la pianta per gli spigoli delle foglie basali e poi afferrare il pane di terra per collocarlo nel nuovo vaso senza sfiorare la parte centrale della pianta.
La coltivazione dell’Echeveria laui
La coltivazione delle Echeveria è semplice e alla portata di tutti e la specie laui non fa eccezione (fatto salvo quanto riguarda annaffiatura e rinvaso, da effettuarsi con le cautele descritte sopra). Echeveria laui è una pianta robusta e resiste molto bene alla siccità prolungata così come al freddo. Come tutte le Echeveria teme i ristagni idrici e va pertanto coltivata in substrati adatti per le cactacee oppure in substrati con un 40% di torba e 60% di inerti come pomice, lapillo, ghiaia. Grazie alla forte presenza di pruina E. laui resiste bene al sole diretto (se abituata gradualmente da fine marzo) ma l’ideale è collocarla in un luogo dove il sole diretto è limitato a mezza giornata. Per il resto, molta luce indiretta così che la pianta possa produrre la pruina e mantenere l’aspetto compatto.
Le annaffiature devono essere moderate: si bagna da metà marzo a tutto ottobre solo quando il terriccio è perfettamente asciutto e si fertilizza con un prodotto specifico per piante succulente (a basso tenore di azoto) un paio di volte l’anno.
Durante l’inverno le Echeveria vanno riparate dalla pioggia ma non vanno portate in casa. Si tratta infatti di piante in grado di reggere molto bene il freddo, anche fino a 2 gradi sopra lo zero, con picchi sporadici a zero gradi. Fondamentale è che il terriccio sia asciutto dalla fine di ottobre e che la pianta abbia a disposizione tutta l’aria possibile. Con il freddo le rosette azzurre di E. laui possono assumere belle sfumature rosate.
Dove collocare le piante grasse in inverno? Due prontuari utilissimi.
I tempi di crescita di questa specie sono piuttosto lenti. Le giovani piante crescono relativamente rapidamente nei primi due o tre anni, poi rallentano e per avere rosette di almeno una decina di centimetri di diametro occorrono dai sei ai sette anni (gli esemplari più grandi possono raggiungere i 15 centimetri di diametro).
Fioritura dell’Echeveria laui: quando avviene
La fioritura di E. laui non è dissimile da quelle delle altre specie di Echeveria: lo stelo floreale, lungo fino a 30 centimetri negli esemplari adulti, si sviluppa in tarda primavera e tra la fine della primavera e l’estate. Spunta dal centro della rosetta (sebbene in alcuni casi si possano avere più steli, uno dal centro e altri dai lati della rosetta), cresce in altezza e assume poi un portamento arcuato. Dallo stelo si formano i fiori veri e propri, di colore giallo e arancio, protetti da brattee carnose e spesse.
Come si moltiplica l’Echeveria laui
La propagazione di questa meravigliosa succulenta si effettua in primavera e può avvenire tramite la semina o, più semplicemente, per talea di foglia, così come per qualsiasi altra specie di Echeveria. E’ sufficiente staccare una foglia ben formata, lasciarla asciugare per almeno una settimana in un luogo ombreggiato così che si formi il “callo” sulla parte staccata dalla pianta madre, per poi poggiare la foglia su sabbia o anche su torba con pochi inerti. Per le prime settimane non si dovrà annaffiare ma sarà sufficiente nebulizzare spesso. Nell’arco di alcune settimane, da quello che è stato l’attacco della foglia alla rosetta cominceranno a spuntare radici o nuove, minuscole foglie. Per i primi mesi si procede con nebulizzazioni frequenti e quando la nuova pianta comincia a essere caratterizzata e dotata di radici si può procedere con il primo rinvaso.
Le avversità, le malattie e i parassiti delle Echeveria
Piante robuste, le Echeveria temono più che altro due cose: i ristagni idrici, che portano al marciume radicale, e la cocciniglia. Nemico comune di tutte le succulente, la cocciniglia può essere cotonosa o radicale. La prima forma dei batuffoli bianchi che si annidano tra le foglie, vicino allo stelo centrale; la seconda è decisamente più insidiosa poiché si nasconde nelle radici e ci si accorge della sua presenza solo in occasione del rinvaso o, purtroppo, quando è troppo tardi e la pianta mostra segni di sofferenza come l’avvizzimento delle foglie, spesso seguito dal marciume indotto dall’indebolimento della pianta causato dalla cocciniglia.
Per saperne di più sui parassiti delle succulente, imparare a riconoscerli e intervenire al bisogno, potete leggere questo articolo. Altri articoli su parassiti e malattie delle piante grasse sono invece raccolti in questa sezione del sito.
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Pianta molto interessante!
Grazie per le informazioni.
PS: nella foto di copertina, alla sinistra dell’echeveria, vedi anche una bellissima crassula mesembryanthemoides cv. Tenelli in fiore! Anche quella è una specie molto intrigante e semplice.
Ottimo occhio, è una pianta che piace a che a me e ha una bella fioritura!