Mammillaria luethyi, l’incredibile storia della sua scoperta e tutti i consigli per coltivarla

A differenza di quanto avviene di regola con le cactacee, Mammillaria luethyi fu osservata per la prima volta da un ricercatore non in habitat bensì in un… barattolo da caffè. Strano? Aspettate di leggere la storia per intero, allora. Sì, perché la scoperta di questa specie di Mammillaria è relativamente recente (metà anni Cinquanta del Novecento) e ancora oggi non la si può certamente definire una pianta diffusa in coltivazione o facilmente reperibile sul mercato. Eppure, tra le Mammillaria, è una delle specie più affascinanti in assoluto, una tra le più intriganti e senza dubbio quella con la fioritura più appariscente e al tempo stesso delicata e ammaliante. A far da contraltare a questi pregi ci sono le difficoltà di coltivazione e la propensione al marciume radicale, e sono probabilmente questi elementi, oltre alla lentezza nella crescita, a confinare la luethyi in quell’angolo in cui solo i veri appassionati e i cactofili esperti sono in grado di muoversi (e non sempre con facilità).

Conosciamo meglio questa spettacolare specie di Mammillaria e vediamo come è possibile riuscire a coltivarla con successo, con un minimo di esperienza e i corretti accorgimenti, che cercherò di riassumere, come sempre sulla base della mia esperienza diretta, nell’articolo che segue. (…)

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Arte e Natura: un connubio al quale non sfuggono i cactus, soprattutto… in Cina!

Natura e Arte rappresentano, storicamente, un connubio primario, fondamentale. Sono, a mio avviso, le due facce più belle di quell’unica medaglia che è la vita stessa. Forse è anche per questo che la sorpresa che ho ricevuto sabato mattina mi ha particolarmente e piacevolmente colpito. E’ capitato infatti che nella casella dei messaggi privati della pagina Facebook de Il fiore tra le spine, io abbia trovato, del tutto inaspettatamente, alcune immagini inviate da un appassionato di succulente di origini cinesi, che evidentemente segue la pagina stessa, o forse proprio questo sito… 

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Anomalie dei cactus, mostruosità, crestature e variegature: cosa sono e perché si formano

Mostruosità, fasciazioni, crestature, variegature: sono tanti i termini con i quali si individuano particolari anomalie nelle piante. Qui parliamo, in particolare, delle piante succulente e dei cactus, comunemente detti crestati o mostruosi, ma questo fenomeno è comune in tutto il regno vegetale e può interessare il fusto, le foglie e anche i fiori. Dal punto di vista scientifico si parla di “teratologia“, ricorrendo a un termine coniato nel 1832 per indicare lo studio di quelli che possiamo definire “mostri” nel regno vegetale e animale, ossia esemplari difformi e con caratteristiche particolari rispetto a quelle “tradizionali” di quel genere o di quella specie. Se i fenomeni teratologici che possono interessare le piante grasse sono svariati, due in particolare sono quelli più ricorrenti e addirittura apprezzati da molti collezionisti di cactus e succulente: le fasciazioni (o crestature) e le variegature. Questa macro-suddivisione, a mio avviso condivisibile, è quella adottata da Gordon Rowley nel suo volume del 2006, “Teratopia“. Altri autori, talvolta in modo più confuso, parlano indistintamente di esemplari “mostruosi”, o di “proliferazione” riferendosi a esemplari di cactacee o succulente che presentano caratteri anomali rispetto a quelli tipici della specie.

Affrontiamo l’argomento in dettaglio nell’articolo che segue, corredato da foto esemplificative. (…)

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Perché dovrei abbinare dei cartellini a ogni cactus? Ecco un elenco di buone ragioni per farlo

Certo, dal punto di vista estetico un cartellino che spunta dal vaso non è il massimo, soprattutto se vogliamo fotografare quel cactus durante la sua splendida fioritura e nutriamo qualche velleità artistica. Tuttavia, c’è una lunga serie di buone ragioni per abbinare i cartellini alle nostre piante (“cartellinare” i cactus, dice qualcuno ricorrendo a un neologismo) o per conservare quelli che accompagnano le succulente che acquistiamo da vivaisti specializzati. Sì, perché sui cartellini (o “etichette”) che infiliamo nei vasi dei nostri cactus e delle nostre piante succulente non è detto che debba esserci scritto solo il genere e la specie di quella pianta: un sacco di altre utilissime informazioni possono essere annotate su questi piccoli “registri” mobili. Registri “al portatore”, si potrebbe dire, dal momento che i cartellini accompagnano la pianta negli anni e la seguono in ogni rinvaso, arricchendosi di informazioni che ci insegneranno moltissimo su quel particolare esemplare e, più in generale, sulla coltivazione di queste piante.

Ma andiamo per gradi e vediamo, in questo articolo, di capire cosa sono esattamente i cartellini, cosa possiamo annotarvi sopra e con quali strumenti e, infine, dove possiamo reperirli o come possiamo realizzarli direttamente con soluzioni alternative. (…)

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Echinocactus parryi: è davvero una pianta solo per veri esperti? Sfatiamo un falso mito

Decisamente meno diffuso in coltivazione rispetto al “cugino” grusonii (il celeberrimo “cuscino della suocera”), l’Echinocactus parryi è stato per lungo tempo considerato una pianta rara, quasi introvabile, riservata a veri intenditori di succulente o a collezionisti e, soprattutto, cactacea rognosissima, la cui coltivazione era riservata ai veri esperti. Ricordo di aver letto in un forum di appassionati, ormai diversi anni fa, che il parryi non andrebbe addirittura mai rinvasato, tanto delicate e sottili sarebbero le sue radici. Si suggeriva, in quel forum, di rinvasare questa pianta solo dopo che era cresciuta svariati anni nello stesso vaso e nello stesso terriccio e si avvertivano i coltivatori: non vi azzardate a sfiorare il pane di terra, non guardatele neanche le radici, perché si rompono con estrema facilità e la pianta non riesce a riprendersi, avviandosi inesorabilmente a morte lenta a causa del rinvaso…

Ma è davvero così ostica questa pianta? Siamo sicuri che quello che si è detto per anni abbia un fondamento concreto? Vediamo, in questo articolo, di sfatare un altro dei tanti falsi miti che gravitano attorno alle cactacee. (…)

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