Echinopsis Haku-jo, il cactus dalle origini misteriose: non esiste in natura ma spopola in commercio

E’ un po’ come quel lontano parente schivo e riservato: in famiglia tutti sanno che c’è, ma di lui, della sua storia, si sa poco o nulla. Chi coltiva cactus e piante succulente, chi è abituato a frequentare mostre-mercato di piante grasse, chi bazzica vivai ben riforniti, ne ha certamente osservato più di un esemplare. Molti appassionati ne hanno uno o più esemplari nella loro collezione di cactacee. Eppure, di questo Echinopsis Haku-jo si sa ben poco. Nei tanti testi dedicati alle cactacee (non solo in lingua italiana) la pianta compare spesso in fotografia ma le informazioni sono sempre scarne; online si trovano solo brevi schede sintetiche, quasi sempre a corredo degli esemplari in vendita. Per il resto, nulla. La storia di questa cultivar (pianta non esistente in natura ma ottenuta attraverso ibridazione e incroci da parte dell’uomo) resta avvolta nel mistero.

In questo articolo cerco di riassumere quello che ho imparato in anni di coltivazione e ciò che sono riuscito a sapere di questa intrigante cultivar di Echinopsis, la cui fioritura è tra le più bizzarre in tutta la famiglia delle cactacee (…).

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L’eccezionale fioritura del raro Selenicereus wittii nel Giardino Botanico di Cambridge: un evento mondiale

Può una singola fioritura tenere decine di migliaia di persone da tutto il mondo con il fiato sospeso e gli occhi puntati su un video in “time lapse”? Certamente sì, se questa fioritura è di una cactacea rara, coltivata in soli 16 giardini botanici in tutto il mondo. Il cactus è Strophocactus wittii (sinonimo Selenicereus wittii), comunemente detto “Moonflower” (“fiore di luna”) per via della sua fioritura notturna. Si tratta di una specie di Selenicereus simile alla più nota S. grandiflorus, in Italia conosciuta come “Regina della notte”. L’evento, occorso poche settimane fa, nel marzo del 2023, era tanto atteso e particolare da attirare l’attenzione di moltissimi ricercatori, studiosi e semplici appassionati. Non a caso la notizia è stata ripresa anche dalla celebre BBC.

Ecco in dettaglio la descrizione dell’evento fornita sia dalla BBC che dall’Università di Cambridge (…).

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Cambiamento climatico: i cactus mettono radici in Trentino e sulle Alpi Svizzere

Per gli amanti delle cactacee e delle succulente in generale può sembrare una bella notizia. In realtà, non è tutto oro quel che luccica e la naturalizzazione di piante “aliene” (o “alloctone”) può rappresentare un vero e proprio problema dal punto di vista ambientale, dal momento che questo fenomeno contribuisce ad alterare i delicati equilibri costruiti dalla Natura nell’arco di millenni. E’ quello che è stato recentemente osservato anche in Trentino e in Svizzera, dove, sorprendentemente, si espande la presenza di cactacee, nella fattispecie Opuntia. In effetti, sebbene le Opuntia siano originarie delle Americhe come tutte le cactacee (qui le mappe con la distribuzione delle succulente nel mondo), sono naturalizzate ormai da centinaia di anni in moltissime parti del globo – basti pensare al Sud Italia, ma anche alla lontana Australia. Che questi cactus comincino ad adattarsi al clima delle Alpi Svizzere e del Trentino, tanto da prosperare anche in queste aree, desta non poca sorpresa e – sotto il profilo naturalistico – un certo allarme, che è peraltro connesso al generale problema del cambiamento climatico.

A dare la singolare notizia, alcune settimane fa, è stato il giornale online Il Dolomiti, con base a Trento. Non solo: il tema è stato trattato anche dalla tv Svizzera e dal prestigioso The Guardian. Ecco di cosa si tratta. (…)

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Attenzione alle fioriture invernali: da qui può innescarsi il marciume. Ecco le specie a rischio

Purtroppo è un fenomeno meno raro di quel che si può pensare. Proprio il fiore, la massima espressione della pianta, il suo strumento per riprodursi e salvaguardare la specie, può trasformarsi nel suo carnefice. Con le cactacee, piante che necessitano di un riposo stagionale corrispondente con i mesi invernali, il fiore talvolta può essere fatale. Accade ovviamente solo con quelle specie che fioriscono in pieno inverno, dunque una ristretta minoranza rispetto alla totalità delle cactacee. Ma spesso è proprio da lì, da quel fiore che sboccia in novembre, dicembre o in gennaio, che si innesca il marciume che, se trascurato o non visto, può condurre l’esemplare alla morte. E’ quello che è successo a due miei Ferocactus latispinus in questi giorni. O meglio, nelle scorse settimane, solo che il danno si è palesato recentemente. E ormai era tardi per intervenire e salvare le piante.

In questo articolo approfondiamo questo fenomeno e vediamo cosa si può fare per prevenirlo o, quantomeno, riuscire a intervenire prima che il marciume passi dal fiore alla pianta. (…)

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Strane combinazioni della Natura: come ci è finito un onzuka nel vaso di un vecchio Thelocactus?

Quando si coltivano molte piante in uno spazio relativamente ristretto come può essere quello offerto da una serra (per quanto capiente), può capitare spesso di scoprire gradite sorprese nei vasi. I cactus i cui fiori sono stati impollinati naturalmente dagli insetti o i cactus autofertili, in grado di fare tutto da soli, producono frutti, che una volta secchi si spaccano lasciando cadere i semi direttamente sul terriccio alla base della pianta. E’ così che ci si può trovare con esemplari di una certa età contornati da semenzali o piantine di piccole dimensioni, in una sorta di riproposizione “in vaso” di ciò che avviene comunemente in natura. A dispetto di quello che si potrebbe pensare osservando le precise procedure necessarie per la riproduzione dei cactus, la semina spontanea è un fenomeno comune nelle cactacee e talvolta è in grado di regalare vere e proprie sorprese, come è capitato a me in questi giorni.

Ecco, nell’articolo che segue, un piccolo resoconto di quello che è successo. (…)

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