Cambiamento climatico: i cactus mettono radici in Trentino e sulle Alpi Svizzere

Opuntia a Bordighera

Per gli amanti delle cactacee e delle succulente in generale può sembrare una bella notizia. In realtà, non è tutto oro quel che luccica e la naturalizzazione di piante “aliene” (o “alloctone”) può rappresentare un vero e proprio problema dal punto di vista ambientale, dal momento che questo fenomeno contribuisce ad alterare i delicati equilibri costruiti dalla Natura nell’arco di millenni. E’ quello che è stato recentemente osservato anche in Trentino e in Svizzera, dove, sorprendentemente, si espande la presenza di cactacee, nella fattispecie Opuntia. In effetti, sebbene le Opuntia siano originarie delle Americhe come tutte le cactacee (qui le mappe con la distribuzione delle succulente nel mondo), sono naturalizzate ormai da centinaia di anni in moltissime parti del globo – basti pensare al Sud Italia, ma anche alla lontana Australia. Che questi cactus comincino ad adattarsi al clima delle Alpi Svizzere e del Trentino, tanto da prosperare anche in queste aree, desta non poca sorpresa e – sotto il profilo naturalistico – un certo allarme, che è peraltro connesso al generale problema del cambiamento climatico.

A dare la singolare notizia, alcune settimane fa, è stato il giornale online Il Dolomiti, con base a Trento. Non solo: il tema è stato trattato anche dalla tv Svizzera e dal prestigioso The Guardian. Ecco di cosa si tratta. (…)

Sempre più cactus sulle Alpi svizzere”, titola l’online, che riporta il commento di Costantino Bonomi, botanico del “Muse” (Museo delle Scienze di Trento): “Il cambiamento climatico favorisce le piante aliene invasive: sta succedendo anche in Trentino”. Il problema delle invasive? “Sono in grado di estromettere qualsiasi altra pianta – osserva ancora il botanico -, impossessandosi del territorio e ostacolando quelle autoctone”.

Ecco quanto riporta l’online: “Il fico d’India, un’esotica infestante portata per diletto in luoghi lontani da quello d’origine, può finire per porre salde radici, estromettendo le piante autoctone. Sul Doss Trento, da una cinquantina d’anni c’è non a caso un fico d’India che probabilmente qualcuno aveva deciso di piantare a sud: una zona molto calda che non gela d’inverno, clima che ha consentito alla pianta di resistere nel tempo. Non si esclude che, ‘grazie’ al cambiamento climatico, questa non possa cominciare a crescere anche altrove”.

Secondo un’altra fonte, tvsvizzera.it, la pianta in questione sarebbe stata importata dagli Stati Uniti almeno 250 anni fa. Chiaro che la notizia va presa con le dovute cautele, perché qualche singolo caso non indica un cambiamento radicale e duraturo, ma il segnale è comunque degno di nota. Sebbene infatti “cactus e fichi d’India non costituiscano ad oggi un problema per il Trentino”, precisa ancora l’online riportando le parole del botanico, “vi sono altre piante invasive che minacciano il nostro territorio, a partire dal “poligono del Giappone”, che da noi ha cominciato a crescere lungo le rive dei fiumi, ponendo radici profonde fino a 2 metri, cosa che consente facilmente alla pianta di riedificarsi”.

L’aspetto più rilevante connesso alle piante cosiddette “invasive”, si legge ancora nell’articolo, è che “sono in grado di estromettere qualsiasi altra pianta, impossessandosi del territorio e ostacolando quindi quelle autoctone. Cosa che sta avvenendo per l’appunto sulle Alpi svizzere, dove gli esperti sono oggi ‘preoccupati’ per la massiccia presenza di cactus alla conquista delle montagne vallesane, che necessita d’essere bloccata”.

La notizia, come detto, è stata riportata anche da tvsvizzera.it, che annota: “Ci rendiamo conto che ovunque ci sia un pezzo di terreno libero potrebbe spuntare un cactus, spiega Gérard Granges-Maret, della riserva naturale commissione Les Follatères in Vallese, nella quale il paesaggio caratterizzato da questo tipo di pianta esotica potrebbe ricordare l’ambientazione di qualche pellicola Western. Un fenomeno contro il quale le autorità vallesane hanno deciso di intervenire”. “Non parliamo di una strategia zero-cactus, però dobbiamo contenerli. La loro proliferazione sta danneggiando le altre piante della riserva, ma anche di altre zone del Vallese”, sottolinea ancora Gérard Granges-Maret“.

Sul The Guardian, prestigioso quotidiano britannico, la notizia è stata riportata il 10 febbraio 2023 con ulteriori dettagli e una cartina che mostra come i “Prickly pears” (nome comune con il quale si identificano le Opuntia) si siano diffusi nel cantone Vallese in Svizzera. Emblematico il titolo scelto dal quotidiano: “I Cactus sostituiscono la neve sulle montagne svizzere a causa del riscaldamento globale”. Aggiunge poi il sunto (“catenaccio”) sotto al titolo: “Le specie invasive che proliferano nel Vallese stanno invadendo le riserve naturali e rappresentano una minaccia per la biodiversità”.

Annota il quotidiano inglese: “Le temperature in tutta la catena montuosa sono aumentate due volte più velocemente della media globale e le temperature medie in Svizzera sono già di 2,4°C più calde rispetto alle medie del 1871-1900″. “Se si guardano i rapporti sui cambiamenti climatici”, prosegue il tabloid citando le considerazioni di Peter Oliver Baumgartner, professore di geologia appassionato di botanica, “le curve per la Svizzera sono ripide quasi quanto per l’Artico”.

Baumgartner osserva tuttavia che “solo quattro delle nove specie di Opuntia nel Vallese rappresentano una minaccia per gli ecosistemi locali, in particolare nelle aree con suoli acidi o neutri, che rappresentano un terzo dei pendii esposti a sud della valle”.

I cactus e il freddo, tutto quello che c’è da sapere e la tabella con le temperature minime.

Qui l’articolo su “Il Dolomiti”

Qui l’articolo su tvsvizzera.it.

Qui l’articolo del Guardian.

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