Le piante appartenenti al genere Mammillaria sembrano avere tutto ciò che un appassionato di cactus può chiedere: fioriscono facilmente e abbondantemente, sono di piccole o medie dimensioni, hanno tempi di crescita relativamente veloci rispetto ad altre cactacee e sono di facile coltivazione. Questo, come sempre, in linea generale, perché in questo ampio genere rientrano anche specie a crescita lenta, specie avare con le fioriture e specie la cui coltivazione non è consigliata ai meno esperti. Tuttavia, se in linea di massima vogliamo concentrarci su un unico genere di cactacea e al tempo stesso assicurarci ampia varietà nella forma e nei colori del fusto e delle spine e ottenere fioriture prolungate per quasi tutti i mesi dell’anno, diciamo che con le Mammillaria andremo sul sicuro.
In questo articolo approfondiamo la conoscenza del genere, vediamo come si coltiva, individuiamo le specie meno indicate per i coltivatori non esperti e osserviamo le foto della gallery con alcune specie in piena fioritura, con le caratteristiche “corone” di fiori all’apice dei fusti, tanto belle e perfette da conferire alla pianta un aspetto… da Regina. (…)
Per la costruzione di questo approfondimento ho usato alcuni stralci tratti dalla scheda sul genere Mammillaria che trovate, insieme a tutte le altre schede di cactacee, nella apposita sezione di questo sito, a questo link.
Classificazione
Originarie dell’area del Sud-Ovest degli Stati Uniti e del Messico, le piante del genere Mammillaria crescono anche nell’America centrale e in alcuni stati del nord dell’America latina, come Colombia e Venezuela. Il genere è infatti uno dei più ricchi di specie di tutta la famiglia delle Cactaceae e conta centinaia di specie, alle quali si aggiungono sottospecie e varietà. Secondo Edward F. Anderson (The Cactus Family, edizione del 2004) sono 171 le specie annoverate in questo genere, in linea con la classificazione adottata dalla “International Cactaceae Systematics Group” e dalla “Mammillaria Society“.
Dal punto di vista della classificazione, il genere Mammillaria è stato inizialmente descritto da Adrian Haworth nel 1812. Il curioso nome, “Mammillaria“, è stato suggerito dalla somiglianza dei caratteristici tubercoli che caratterizzano i fusti con delle mammelle. A seconda della specie, i tubercoli potranno presentarsi molto pronunciati, oppure appena accennati, lunghi, corti, fitti o radi.
Volete saperne di più sulla classificazione? Qui trovate un articolo per iniziare a orientarvi tra famiglie, generi, specie, ecc.
Descrizione
Anche in virtù della grande ricchezza di specie appartenenti a questo genere, le singole piante possono avere portamenti molto differenti tra di loro: avremo specie di Mammillaria a forma globosa, solitaria, cilindrica, accestita, allungata o a crescita prostrata. Quanto alle dimensioni, i fusti di queste cactacee sono sempre di piccola o media taglia, salvo alcune specie che con l’età possono formare ammassi ragguardevoli, sebbene mai imponenti come, ad esempio, il celebre “Saguaro” (Carnegiea gigantea).
Le areole si trovano all’apice dei tubercoli: da qui spuntano le spine o la peluria caratteristica di alcune specie (ad es. M. hahniana, M. bocasana e M. plumosa). Le spine sono molto variabili ma raramente “importanti” come le spine di un Ferocactus: nelle Mammillaria, in base alla specie, avremo spine corte e molto fitte, oppure lunghe e puntute o, ancora, “pettinate” (M. pectinifera), spesso sottili e uncinate (M. bombycina). Anche per quanto riguarda il colore, le spine delle piante appartenenti a questo genere sono molto variabili e possono essere di color bianco candido, oppure grigio, nero, marrone, giallo oro o rossastro. Alcune specie sono del tutto prive di spine, come M. polythele v. inermis.
Anche le radici possono essere variabili e presentarsi sottili oppure carnose e allungate, come nel caso di M. luethyi, M. aurelianata, M. guelzowiana. In alcuni casi (M. napina) la radice è “fittonante”, ossia a tubero, carnosa e molto spessa, un po’ come nel genere Ariocarpus.
Coltivazione
Per la maggior parte delle specie, la coltivazione delle Mammillaria è semplice e segue le regole generali valide per la coltivazione delle cactacee. Tutte le Mammillaria vogliono molta luce e andranno esposte al sole, anche diretto, dalla fine di marzo fino a tutto ottobre. Se la specie è a fusto privo di spina (es. M. polythele inermis) sarà opportuno riparare la pianta collocandola dietro ad altri esemplari o a piante più grandi. Al sole diretto possiamo posizionare senza alcun problema (anche queste vanno però abituate gradualmente) le Mammillaria a spina fitta e bianca, come M. candida, M. magallanii, M. senilis, ecc.
Per quanto riguarda il substrato, le specie di questo genere sono molto adattabili e in linea generale può andare benissimo il classico mix con un terzo di torba fine, un terzo di pomice e un terzo di lapillo. In alternativa si può usare comune terra di campo argillosa miscelata ad inerti come pomice, sabbia o ghiaietto. Per molte specie, in particolare per quelle a radice fittonante come M. napina è perfetta la marna, sebbene sia di difficile reperibilità (per chi non conoscesse questo materiale, ecco un articolo ad hoc a questo link).
Le annaffiature delle Mammillaria seguono le regole comuni alle cactacee e vanno calibrate anche in base al tipo di terriccio. In linea di massima, si può bagnare da aprile a tutto settembre partendo da una annaffiatura ogni due settimane fino a incrementare la frequenza in base alle temperature. E’ fondamentale sospendere del tutto le annaffiature dalla fine di settembre (quantomeno al Nord Italia) così da permettere al substrato di asciugarsi completamente e ai fusti di disidratarsi in tempo per l’arrivo dell’inverno. Se tenute asciutte, le Mammillaria possono sopportare senza alcun problema temperature molto rigide, anche alcuni gradi sotto zero, utilissime a incoraggiare la fioritura della primavera seguente.
Molto semplice è anche la semina di queste cactacee, anche se per molte specie i semi sono piuttosto piccoli e difficili da maneggiare. Per la maggior parte delle specie i tassi di germinabilità sono buoni e ottenere esemplari di discrete dimensioni e in forza da fiore nel giro di pochi anni non è affatto difficile.
Seminare cactus e succulente: una serie di articoli e tutorial con tutto quello che c’è da sapere.
I fiori
I fiori delle Mammillaria sono tra i più caratteristici e identificativi dell’intera famiglia delle cactacee. Salvo poche eccezioni (M. senilis, M. luethyi, M. longimamma) i fiori sono di piccole dimensioni e presi singolarmente potrebbero dire poco. La loro forza sta nell’unione: le Mammillaria producono sempre molti fiori disposti a corona attorno all’apice dei fusti ed è questo aspetto d’insieme a rendere immediatamente riconoscibili le piante del genere Mammillaria. I fiori spuntano sempre dalle areole collocare tra le “mammelle” che caratterizzano i fusti e i colori sono molto variabili a seconda della specie. Ci sono specie di Mammillaria con fiori gialli, specie a fiore rosso, fucsia, bianco, rosa, e i petali possono essere a “tinta unita” così come presentare striature.
Se coltivate correttamente, le Mammillaria sono molto generose in fatto di fioritura e diverse specie sono rifiorenti durante la stagione vegetativa. Anche il periodo della fioritura, così come i colori, è molto variabile a seconda della specie e di fatto copre quasi tutto l’anno, dal momento che ci sono specie che fioriscono in febbraio e specie che fioriscono in pieno autunno. Con una giusta selezione, anche coltivando solo il genere Mammillaria si potrà beneficiare della bellezza dei fiori per tutti i mesi dell’anno.
Tra le specie con fioriture davvero spettacolari vale la pena citare M. longimamma, che produce grossi fiori di colore giallo intenso, poi M. luethyi, con fiori di grandi dimensioni (grandi per il genere!) di color violetto ma con la gola bianca, e M. senilis, dai grandi fiori di colore rosso intenso che spiccano sui fusti ricoperti di spine bianchissime.
Qualche consiglio per far fiorire i cactus ogni anno.
Specie semplici e specie difficili
Dare indicazioni complete sulle singole specie è praticamente impossibile nello spazio di un singolo articolo (nel prossimo paragrafo trovate comunque l’indicazione di un buon libro se volete approfondire). Più utile, forse, è annotare qualche spunto per distinguere tra specie di Mammillaria adatte anche ai coltivatori alle prime armi e specie la cui coltivazione richiede una certa esperienza.
Nella prima categoria rientra la maggior parte delle specie di Mammillaria: di facile coltivazione sono M. polythele, M. bocasana, M. bombycina, M. uncinata, M. zeilmanniana, M. prolifera.
Un po’ più esigenti sono invece le Mammillaria a spina bianca, in particolare quelle del cosiddetto “gruppo Lasiacantha“. Molte specie hanno un portamento globoso, tendente al brevicilindrico con l’età e per mantenere la forma del fusto compatta e la spina fitta è necessario coltivarle nel corretto substrato e limitando annaffiature e fertilizzazioni. Diciamo che si tratta di specie che tollerano meno i nostri errori. Si possono citare, tra le tante, M. candida, M. pectinifera, M. lasiacantha, M. senilis, M. herrerae, M. perezdelarosae, M. Magallanii.
Alcune specie, infine, richiedono un surplus di esperienza. Si tratta di piante un po’ “rognose”, che non tollerano errori di coltivazione e marciscono facilmente se si sbagliano tempi e modi nelle annaffiature e nelle fertilizzazioni. Una su tutte: M. luethyi.
Un buon libro su questo genere
Chi volesse approfondire la conoscenza del genere Mammillaria può trovare nel volume scritto da John Pilbeam per la collana “The Cactus File Handbook” un ottimo strumento. Il volume dedicato al genere Mammillaria è il numero 6 ed è stato pubblicato nel 1999 dalla Cirio Publishing Services Ltd. Inutile dire che si tratta di un’opera in inglese (non credo sia mai stata tradotta in italiano) e che, essendo datata, può risultare non di facile reperibilità. Si tratta in ogni caso di un testo notevole (376 pagine) interamente dedicato al genere Mammillaria e scritto da un’autorità in materia, poiché Pilbeam è fonte più che attendibile ed esperta. Dopo l’introduzione e i capitoli dedicati a distribuzione, classificazione e coltivazione, l’opera tratta un numero notevole di specie di Mammillaria con singole schede quasi sempre corredate da foto della pianta in fiore, così da aiutare ulteriormente nell’identificazione.
La gallery
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Buonasera Federico, so che questo post è dedicato alla Mammillaria, ma avrei bisogno di un tuo consiglio sull’acquisto di una varietà di cactus che produca fiori per tutta l’estate, dai colori: giallo, arancio, fucsia, rosa, ecc. anche screziato escluso il bianco. Cerco una pianta che accestisca, non colonnare, ne ricadente. Tu sei l’esperto, io ho iniziato solo due anni fa, quindi ci vuole una pianta “proporzionata” alle mie conoscenze, gentilmente se hai tempo, elencamene qualcuna. Io abito a Udine e nei vari garden della zona si limitano a scrivere sull’etichetta pianta grassa o solo cactus, a me serve il nome… Leggi il resto »
Ciao Paolo, la tua è una domanda meno semplice di quel che potrebbe sembrare perché i cactus che fioriscono per tutta l’estate in realtà non sono poi moltissimi. Un genere rifiorente a più riprese da metà maggio a tutto settembre è sicuramente Gymnocalycium. Solitamente la pianta ha portamento solitario ma alcune specie (es. bruchii) accestiscono. In alternativa, molte Mammillaria hanno portamento accestito e possono fiorire due o tre volte (M. prolifera ad esempio). Altro genere che accestisce molto è il “comune” Echinocactus: fiorisce in questo periodo ma può fare due o tre fioriture (anche con decine di fiori) distanziate lungo… Leggi il resto »
Ciao Federico, ho 2 mammillarie plumose una delle quali strabordava dal vaso ed ho rinvasato da alcuni giorni attendendo poco dopo il cambio vaso lasciando il pane di terra a cui erano ancorate le radici perché lo vedevo molto buono e la pianta era bella soda e in salute, ho innaffiato sopo 2/3 giorni dal rinvaso per immersione. Ora però mi ritrovo la pianta molto morbida al tatto. Potrebbe essere un eccessiva irrigazione? O marciume radicale? O semplicemente un adattamento al nuovo vaso? Io irrigo per immersione e ho perso un astro nishiki variegato per marciume radicale. È possibile che… Leggi il resto »
Ciao, è difficile capire cosa sia successo… L’unica cosa che mi viene in mente è che la pianta possa avere un fungo già da tempo e che adesso stia deperendo… Se le radici erano in buono stato mi sembra inutile svasarla di nuovo, prova a darle tempo e vediamo se si riprende dopo qualche annaffiatura moderata…