Argilla espansa e torba: sono davvero due materiali da evitare nella coltivazione delle piante grasse?

Un buon terriccio (o substrato) per cactus e piante grasse deve avere un’ottima capacità di drenaggio ed essere in grado di asciugare rapidamente, così da evitare ristagni e potenziali marciumi. Sulla composizione dei terricci per cactus e piante grasse in questa sezione del sito troverete moltissimi articoli. Qui ci concentriamo invece su due elementi in particolare: torba e argilla espansa.

Odiati, bistrattati, guardati con disprezzo, spesso accuratamente evitati. Argilla espansa e torba sono due elementi molto contestati e avversati tra i coltivatori di piante succulente e di cactus in particolare. Al netto delle chiacchiere da Internet, si tratta davvero di due materiali che con la coltivazione di questa tipologia di piante andrebbero dimenticati? La questione resta aperta e ogni coltivatore ha le sue ragioni, ma un dato di fatto c’è: in Rete, per quanto riguarda argilla espansa e torba si dice davvero di tutto. Si dice soprattutto che trattengono eccessivamente l’umidità e per questo andrebbero banditi dalla coltivazione di cactus e piante grasse in generale. Si dice che favoriscano l’insorgenza del marciume, che non lasciano traspirare le radici e molto altro ancora. Perché allora moltissimi vivaisti seri (e con loro coltivatori esperti) ne fanno ancora largo uso? Semplicemente perché, come in tanti fattori della coltivazione, il punto non è tanto il materiale in sé, quanto il tipo di utilizzo che se ne fa.

In questo articolo vediamo allora di capire se davvero l’argilla espansa e la torba sono materiali così “pericolosi” per cactus e succulente, se e come possono essere utilizzati e quali sono i loro reali pro e contro. (…)

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Come coltivare i cactus: il vademecum con le 10 cose che devi assolutamente sapere per evitare errori

Sole pieno? Ma che ne vuoi sapere, la finestra sul pianerottolo basta e avanza! Terriccio? Io lo compro pronto al supermercato, è perfetto. I vasi? Più piccoli sono e meglio è: guai a lasciare più di mezzo centimetro tra la pianta e il bordo… E via così, a suon di amenità, false convinzioni, “sentito dire” che assurge rapidamente a dogma perché… perché l’ha detto il tizio là su Facebook e quello si capisce subito che è uno che se ne intende perché ha le luci giuste e il montaggio pare gliel’abbia fatto Kubrick. Battute a parte, quante fesserie tocca ancora oggi sentire riguardo alla coltivazione dei cactus? Quanti “influencer” improvvisati cavalcano la cresta dei social sospinti dal Maestrale dei like (già, i like, che in gergo vengon detti “le metriche della vanità”…) e, forti per l’appunto di legioni di followers e pollicioni in su, ammanniscono lezioni e conferenze ammiccando dai monitor, svelandovi “5 trucchi fantastici che non conosci sui cactus” o “come passare dal seme alla pianta in fiore in 35 secondi netti”. Oppure, con atteggiamento a metà tra il cospiratorio e l’aummaumma dello sgamato imbonitore, ti promettono di insegnarti tutto ma proprio tutto sulla coltivazione di queste splendide piante (solitamente declinate a elemento d’arredo anche grazie a vezzeggiativi quali “ciccette”, “grassine”, grassottelle” e avanti così con tutto ciò che veste bene i lipidi). Poi, magari, scava scava, scopri che l’influencer di turno coltiva cactus da 2 o 3 anni – regalo di nonna -, li tiene accanto al pc o al televisore (“sai, assorbono i raggi magnetici”), non distingue una Rebutia da una Begonia e non s’è mai preso/a la briga di sfogliare un qualsiasi libro su cactacee e succulente. Tanto c’è il web, no? Ci sono gli influencer anche per le piante, no? No. Ci sono personaggi simpatici e preparati, ci sono bei faccini che qualcosa sanno, ma c’è anche tanta fuffa (perdonate il termine da vecchio cronista). Tante informazioni sbagliate, tanta confusione e tanta impreparazione.

Allora, senza alcuna velleità di offrirvi con questo articolo “Il Verbo”, ecco un vademecum, un elenco di dieci cose che dovete sapere (o dovreste già sapere!) se volete coltivare davvero al meglio i vostri cactus. Senza trucchi né inganni: qui siamo ai fondamentali, suvvia. Ma senza questi non si va da nessuna parte. E sono convinto che anche chi, scorrendo i 10 punti dirà dieci volte “ah sì, lo so”, troverà in questo vademecum uno strumento utile per ripassare, porsi qualche domanda in più e spingersi a migliorare. E state tranquilli, quanto segue non arriva dal web, ma da 30 anni di esperienza sul campo, di esperimenti e fallimenti, dal confronto con coltivatori e studiosi ben più esperti di me e dalla lettura di qualche dozzina di manuali in italiano, inglese, francese, spagnolo (e pure tedesco, sebbene in quel caso, lo confesso, mi sono limitato a fotografie e didascalie, non conoscendo il teutonico idioma!) (…)

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Il Seramis, un materiale alternativo per la coltivazione di cactus e succulente: pregi e difetti

Ancora poco conosciuto e poco utilizzato, il seramis è un materiale eccellente anche nella coltivazione dei cactus e delle piante succulente. Si tratta di un inerte poroso che favorisce il drenaggio e che aiuta le piante a radicare rapidamente. Ma come utilizzare il seramis nella coltivazione delle piante grasse? In che quantità può essere usato nella composizione dei vari substrati per cactus e succulente?

Recentemente, sui canali social collegati al sito, ho pubblicato un breve video in cui rinvaso un Astrophytum asterias in un substrato composto unicamente da Seramis. A seguito di quel video in molti mi hanno chiesto informazioni su questo particolare materiale dal caratteristico colore arancione, in effetti poco utilizzato nella coltivazione delle succulente e non facilmente reperibile nei vivai di piccole dimensioni. Ho avuto modo di utilizzare il Seramis in passato nella coltivazione di alcuni cactus e la mia esperienza è stata decisamente positiva (sebbene, come inerte poroso, la pomice resti a mio avviso il materiale migliore in assoluto) ed è anche per questo che l’ho impiegato recentemente per l’Astrophytum oggetto del video (video che trovate anche alla fine di questo articolo). Il Seramis può dunque essere usato anche nella coltivazione dei cactus e delle piante grasse: si tratta di un buon materiale e ha proprietà non troppo dissimili da quelle della pomice. Può essere utilizzato in purezza, come ho fatto per il mio Astrophytum, quando si ha la necessità di favorire la radicazione, oppure può essere miscelato ad altri materiali come torba, pomice, sabbia, ghiaia, per realizzare degli ottimi substrati per le succulente.

Alla luce delle tante domande arrivate in queste settimane, vediamo allora nell’articolo che segue cosa è esattamente il Seramis, quali sono i pregi e i difetti di questo materiale e quale può essere il suo impiego con le succulente e, in particolare, con i cactus. (…)

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Quanto conta la terra nella coltivazione dei cactus? Dopo 3 anni i risultati di un test su sei Mammillaria

Anche in questo caso, così come in quello del test sugli Echinocactus texensis (trovate il resoconto a questo link) il risultato mi ha stupito e la terra, o meglio il substrato “sperimentale” ha avuto la meglio. E ancora una volta i risultati meno soddisfacenti arrivano dal terriccio “tradizionale”, a ulteriore conferma che con i cactus la sperimentazione – in particolare sui terricci – ha molto da insegnare e quasi sempre restituisce risultati difficilmente prevedibili. Oggetto di questo esperimento che ho avviato tre anni fa sono sei Mammillaria hahniana. Piante comuni ma molto belle, che hanno trascorso questi ultimi tre anni in tre tipologie di substrato molto diverse tra di loro. Le piante, come sempre in questi esperimenti, arrivavano da una identica semina e partivano, in sostanza, “alla pari”. Col tempo gli effetti dei diversi substrati sulla crescita delle piante si sono manifestati e oggi la comparazione rende subito l’idea di quale terriccio abbia lavorato meglio.

Vediamo in dettaglio in cosa è consistito l’esperimento e soprattutto vediamo come si presentavano le piante tre anni fa e oggi (…)

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Piante in vegetazione con fiori e spine: quando possiamo riprendere ad annaffiare?

Quando si può cominciare ad annaffiare i cactus e le piante grasse? Da quale momento si può riprendere a dare acqua dopo il periodo di stasi invernale? Queste domande sono tra le più comuni tra gli appassionati di piante succulente e generalmente si pensa che con i primi caldi, con il primo innalzamento delle temperature si debba riprendere ad irrigare i cactus. Il tema è molto delicato perché un errore in questa fase, ossia nel periodo di transizione tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, può essere letale per le succulente.

Con l’allungarsi delle giornate in prossimità dell’arrivo della primavera, le cactacee escono dalla stasi e riprendono la vegetazione. Ce ne accorgiamo dalla produzione di nuove spine, anzitutto: è sufficiente osservare con attenzione l’apice delle piante per vedere i nuovi aculei spuntare dalle areole. I fusti possono ancora essere sgonfi a seguito dei mesi di asciutta invernale, ma le piante “sentono” l’arrivo della bella stagione – soprattutto dal lieve aumento delle temperature e dall’allungarsi del fotoperiodo – e, anche senza aver ricevuto acqua, escono dallo stato di dormienza. Moltissime cactacee, tra febbraio e marzo, danno il via alle fioriture. Tra i generi più precoci, i Turbinicarpus, gli Strombocactus, molte specie di Mammillaria, gli Ancistrocactus e gli Stenocactus, che in queste settimane si riempiono di boccioli. Le nuove spine sono invece evidenti in alcune specie di Echinocactus (soprattutto E. texensis ed E. parryi), Ferocactus e Neoporteria (=Eriosyce). Attenzione, però: se la ripresa della vegetazione è evidente e le fioriture sono in molti casi già in corso, non è detto che si debba cominciare con le annaffiature. Molti coltivatori, infatti, sulla base di questi segnali sono indotti a pensare che sia il momento di riprendere ad irrigare le cactacee. Molto spesso questa “fretta” si rivela disastrosa, perché se è vero che le piante stanno tornando in vegetazione, è altrettanto vero che l’apparato radicale può non essere ancora attivo. In queste condizioni, bagnare il substrato quando le temperature non si sono ancora assestate e permangono minime notturne non superiori a 4-5 gradi può innescare il marciume. 

Vediamo allora quando è opportuno riprendere le irrigazioni dei cactus e delle piante grasse e cosa fare in previsione dell’arrivo della primavera. (…)

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