La semina dei cactus: come preparare le piante al primo inverno e il “trucco” per aiutarle nei primi mesi

Per qualsiasi appassionato di piante, si tratti di succulente o meno, la semina rappresenta un punto d’arrivo estremamente importante. Un punto d’arrivo che, in molti casi, si tramuta ben presto in punto di partenza che accompagna l’appassionato per buona parte della vita. E’ innegabile che non vi sia paragone tra una pianta acquistata e una che abbiamo visto nascere, crescere e svilupparsi da un minuscolo seme, a maggior ragione se abbiamo raccolto quel seme da una delle nostre piante. E’ un po’ questa la “magia” della semina: chiudere un cerchio nato da un fiore con un altro fiore, quello prodotto dalla pianta originata da quel primo seme che abbiamo saputo far germinare, divenire pianta e condurre alla piena maturità. E tutto questo senza entrare nel dettaglio delle soddisfazioni che si ottengono cercando di selezionare specie particolarmente interessanti, dai fiori di colori unici fino a spine o forme del fusto peculiari o quasi uniche. Riguardo alla procedura di semina di cactus e succulente molti coltivatori alle prime armi si “perdono” nel proverbiale bicchiere d’acqua proprio dopo la fase meno soggetta al nostro controllo, ossia la germinazione: non possiamo infatti obbligare un seme a germogliare, sebbene ci siano bune pratiche che favoriscono la nascita delle piante.

Per molti, tuttavia, le criticità cominciano dopo quel momento, vale a dire nei primi mesi di vita delle piante, mesi in effetti delicati perché i semenzali sono ancora deboli e facilmente soggetti a marciume o ad attacchi parassitari. E’ soprattutto a questi coltivatori che è rivolto l’articolo che segue, con un piccolo “trucco”, da intendersi come consiglio, su come… facilitare la vita ai semenzali e come far loro passare indenni il primo inverno. (…)

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Astrophytum asterias gravemente disidratati: ecco un tentativo di salvataggio con… l’idrocoltura!

E’ possibile coltivare i cactus con la tecnica dell’idrocoltura? L’idrocoltura può essere usata temporaneamente per stimolare la radicazione di un cactus o di una pianta grassa in sofferenza? E’ quello che vediamo in questo articolo, che non è altro se non la descrizione di un esperimento che ho condotto su un cactus privo di radici.

Idrocoltura e piante grasse suonano, per certi versi, al pari di un ossimoro concettuale. Piante che si sono naturalmente evolute per far fronte alla siccità, a piogge concentrate in brevi periodi dell’anno; piante che crescono in suoli estremamente aridi, insomma, come possono andare d’accordo con l’idrocoltura? Come possono, in altre parole, essere coltivate con una tecnica che prevede che le radici siano costantemente a contatto con l’acqua? La risposta è semplice: non possono. Tuttavia… tuttavia in determinati casi e seguendo precisi accorgimenti, il contatto costante delle radici di una pianta succulenta con l’acqua può contribuire a salvare quella pianta. Anche se quella pianta è una succulenta. Ed è esattamente ciò che sto cercando di fare in questi giorni per salvare due Astrophytum asterias di mia semina in condizioni di disidratazione estrema, al limite della morte di sete (un bel colmo per dei cactus!). Ma andiamo per gradi e vediamo esattamente cosa è successo a queste due piante e come (e perché) sto cercando di salvarle attraverso una sorta di “idrocoltura temporanea”.

Spiego tutto con tanto di foto nell’articolo che segue, che considero – nei fatti – la descrizione di un esperimento forse azzardato e certamente poco ortodosso ma al tempo stesso non privo di logica. (…)

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Un rinvaso… mostruoso! Come scegliere bene un cactus e cosa fare subito dopo l’acquisto

Non amo particolarmente le succulente crestate, ma al tempo stesso non sono del tutto indifferente al loro fascino e ogni tanto qualche esemplare “mostruoso” finisce nella mia serra. Piccola digressione: se non sapete cosa sia una pianta “crestata” o “mostruosa”, nell’articolo raggiungibile tramite questo link troverete tutte le risposte. Premesso questo, nelle scorse settimane ho acquistato un cactus crestato da un vivaista specializzato in piante succulente. La pianta è in ottima salute e ben formata, ma il substrato, come quasi sempre accade quando si acquistano cactacee, è eccessivamente torboso, quantomeno per il tipo di coltivazione che ho adottato ormai da anni. Ho allora colto l’occasione per descrivere l’operazione di rinvaso di questo Myrtillocactus (in origine l’ho identificato così ma ora, grazie al commento di un lettore, ritengo sia un Cereus peruvianus), così da poter parlare di piante “mostruose”, di rinvasi, di substrati semplici e alla portata di tutti dal punto di vista della realizzazione e di buone pratiche da seguire quando si acquistano nuove piante.

Ecco allora il resoconto – corredato dalle foto dei singoli passaggi – del rinvaso di questo Cereus, con alcune considerazioni utili, per l’appunto, in merito a terricci, nuovi acquisti e cactacee crestate. (…)

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Scoperta nuova specie di cactus: “Copiapoa invisibilis”! Le eccezionali foto di una pianta… che non esiste più

A scanso di equivoci: il titolo è ironico e qui si parla di marciume, purtroppo. Nessuna nuova Copiapoa è stata scoperta e tantomeno lo è quella che vedete in questa foto e nelle incredibili immagini all’interno di questo articolo. Semplicemente, questo è quel che rimane di una mia Copiapoa cinerea marcita questo inverno senza che nemmeno me ne accorgessi. Quello che vedere altro non è se non l’armatura di spine che la pianta mi ha lasciato. Gli aculei sono talmente compatti e ravvicinati da mantenere perfettamente la forma della pianta (con tanto di fiore secco all’apice). Il fusto, semplicemente, non esiste più. E’ marcito ed è “evaporato”, sparito.

Ecco cosa è successo e, soprattutto, ecco le eccezionali foto di questa pianta, la cui sorte, peraltro, tocca di tanto in tanto anche agli esemplari in habitat, come mi è capitato di vedere in alcune foto online e una volta, direttamente, con un giovane esemplare di Ferocactus in occasione di un mio viaggio in Messico. (…)

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Piante in vegetazione con fiori e spine: quando possiamo riprendere ad annaffiare?

Quando si può cominciare ad annaffiare i cactus e le piante grasse? Da quale momento si può riprendere a dare acqua dopo il periodo di stasi invernale? Queste domande sono tra le più comuni tra gli appassionati di piante succulente e generalmente si pensa che con i primi caldi, con il primo innalzamento delle temperature si debba riprendere ad irrigare i cactus. Il tema è molto delicato perché un errore in questa fase, ossia nel periodo di transizione tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, può essere letale per le succulente.

Con l’allungarsi delle giornate in prossimità dell’arrivo della primavera, le cactacee escono dalla stasi e riprendono la vegetazione. Ce ne accorgiamo dalla produzione di nuove spine, anzitutto: è sufficiente osservare con attenzione l’apice delle piante per vedere i nuovi aculei spuntare dalle areole. I fusti possono ancora essere sgonfi a seguito dei mesi di asciutta invernale, ma le piante “sentono” l’arrivo della bella stagione – soprattutto dal lieve aumento delle temperature e dall’allungarsi del fotoperiodo – e, anche senza aver ricevuto acqua, escono dallo stato di dormienza. Moltissime cactacee, tra febbraio e marzo, danno il via alle fioriture. Tra i generi più precoci, i Turbinicarpus, gli Strombocactus, molte specie di Mammillaria, gli Ancistrocactus e gli Stenocactus, che in queste settimane si riempiono di boccioli. Le nuove spine sono invece evidenti in alcune specie di Echinocactus (soprattutto E. texensis ed E. parryi), Ferocactus e Neoporteria (=Eriosyce). Attenzione, però: se la ripresa della vegetazione è evidente e le fioriture sono in molti casi già in corso, non è detto che si debba cominciare con le annaffiature. Molti coltivatori, infatti, sulla base di questi segnali sono indotti a pensare che sia il momento di riprendere ad irrigare le cactacee. Molto spesso questa “fretta” si rivela disastrosa, perché se è vero che le piante stanno tornando in vegetazione, è altrettanto vero che l’apparato radicale può non essere ancora attivo. In queste condizioni, bagnare il substrato quando le temperature non si sono ancora assestate e permangono minime notturne non superiori a 4-5 gradi può innescare il marciume. 

Vediamo allora quando è opportuno riprendere le irrigazioni dei cactus e delle piante grasse e cosa fare in previsione dell’arrivo della primavera. (…)

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