Dalla metà di aprile le fioriture dei cactus entrano nel vivo: una gallery fotografica

Mammillaria, Turbinicarpus, Ancistrocactus, Echinocereus, Lobivia. Sono solo alcuni dei tanti generi di cactus che fioriscono nel mese di aprile, in primavera avanzata. In questo periodo dell’anno, con l’aumento delle temperature e con le prime annaffiature, si può dire che le fioriture dei cactus entrano davvero nel vivo per susseguirsi ininterrottamente fino all’estate. 

In questa gallery fotografica vediamo alcune delle fioriture di questi giorni nella mia serra. (…)

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Il marciume colpisce il mio Astrophytum di oltre 25 anni: ecco cosa ho fatto per salvarlo

Questa è una di quelle “sorprese” che non vorresti mai ricevere quando fai un salto in serra a controllare le tue piante. Che qualche pianta, specie in primavera, possa essere colpita da marciume radicale è inevitabile, soprattutto quando si coltivano centinaia di piante. Che a marcire sia proprio quell’esemplare che è con te da vent’anni, che hai visto crescere e fiorire ogni anno e che magari ha un valore affettivo particolare (ad esempio perché ti era stato regalato in una determinata occasione)… beh, è sempre dura da mandare giù, anche per il coltivatore più esperto. In questo caso, però, non è ancora detta l’ultima parola: l’Astrophytum myriostigma che vedete nelle foto è una delle piante con me da più tempo, è messo male ma non è ancora spacciato.

Nell’articolo che segue descrivo in dettaglio cosa è successo e come sto cercando di salvarlo. (…)

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Globosa, colonnare, accestita, ricadente: tutte le forme che i cactus possono assumere

Anche limitandoci alla sola famiglia delle Cactaceae, le forme che le piante grasse possono assumere sono tantissime. Possiamo avere la classica forma globosa, sferica, poi quella colonnare, e ancora, le forme accestite, quelle ricadenti, quelle cespugliose. In questo video vediamo le forme principali (le più diffuse in coltivazione) per cominciare a orientarci.

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La semina spontanea: ovvero quando i cactus fanno tutto da soli, proprio come in Natura

Perché dannarsi l’anima con terriccio sterilizzato, vasetti perfettamente puliti, fungicida, sacchetti trasparenti e quant’altro, quando si può lasciar fare alle nostre piante tutto ciò che riguarda la semina? Esattamente come avviene in Natura, insomma. Battute a parte, chi ha molte piante sa bene che ritrovarsi con semenzali perfettamente formati all’interno dei vasi, accanto alle piante madri, è tutt’altro che raro. In genere ce ne si accorge durante i rinvasi, quando possiamo osservare con particolare attenzione le nostre succulente, perché le plantule nate spontaneamente sono di piccole dimensioni e tendono a “mimetizzarsi” con sassi e inerti presenti nel substrato, oppure si trovano talmente accostate al fusto della pianta madre da risultare invisibili a un’occhiata poco attenta. Nel corso degli anni, nei vasi delle mie piante, ho trovato spesso semenzali germinati e cresciuti autonomamente, in particolare di generi come Astrophytum, Epithelantha, Thelocactus, Mammillaria. Un paio di anni fa ho addirittura trovato una piccola pianta di Euphorbia obesa già ben formata, cresciuta tra i ciottoli all’esterno della serra, all’ombra di un grande vaso che contiene un’Agave. Oggi l’Euphorbia è in un vaso da 5 centimetri, all’interno della serra, e prosegue la sua crescita regolarmente. L’ho dovuta togliere a malincuore dall’esterno e sistemarla in vaso per impedire che il freddo e umido inverno padano le fosse fatale, altrimenti l’avrei lasciata crescere volentieri là dove era nata.

In questi giorni, durante il rinvaso di alcuni Astrophytum capricorne di mia semina, ho trovato moltissimi semenzali e diverse plantule nate e cresciute autonomamente nei vasi delle piante madri (ne potete già vedere alcune nella foto di copertina, qui sopra). Di qui l’idea di documentare e analizzare la “semina spontanea” nell’articolo e nelle foto che seguono. (…) 

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Mammillaria luethyi, l’incredibile storia della sua scoperta e tutti i consigli per coltivarla

A differenza di quanto avviene di regola con le cactacee, Mammillaria luethyi fu osservata per la prima volta da un ricercatore non in habitat bensì in un… barattolo da caffè. Strano? Aspettate di leggere la storia per intero, allora. Sì, perché la scoperta di questa specie di Mammillaria è relativamente recente (metà anni Cinquanta del Novecento) e ancora oggi non la si può certamente definire una pianta diffusa in coltivazione o facilmente reperibile sul mercato. Eppure, tra le Mammillaria, è una delle specie più affascinanti in assoluto, una tra le più intriganti e senza dubbio quella con la fioritura più appariscente e al tempo stesso delicata e ammaliante. A far da contraltare a questi pregi ci sono le difficoltà di coltivazione e la propensione al marciume radicale, e sono probabilmente questi elementi, oltre alla lentezza nella crescita, a confinare la luethyi in quell’angolo in cui solo i veri appassionati e i cactofili esperti sono in grado di muoversi (e non sempre con facilità).

Conosciamo meglio questa spettacolare specie di Mammillaria e vediamo come è possibile riuscire a coltivarla con successo, con un minimo di esperienza e i corretti accorgimenti, che cercherò di riassumere, come sempre sulla base della mia esperienza diretta, nell’articolo che segue. (…)

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