Attenzione alle fioriture invernali: da qui può innescarsi il marciume. Ecco le specie a rischio

Purtroppo è un fenomeno meno raro di quel che si può pensare. Proprio il fiore, la massima espressione della pianta, il suo strumento per riprodursi e salvaguardare la specie, può trasformarsi nel suo carnefice. Con le cactacee, piante che necessitano di un riposo stagionale corrispondente con i mesi invernali, il fiore talvolta può essere fatale. Accade ovviamente solo con quelle specie che fioriscono in pieno inverno, dunque una ristretta minoranza rispetto alla totalità delle cactacee. Ma spesso è proprio da lì, da quel fiore che sboccia in novembre, dicembre o in gennaio, che si innesca il marciume che, se trascurato o non visto, può condurre l’esemplare alla morte. E’ quello che è successo a due miei Ferocactus latispinus in questi giorni. O meglio, nelle scorse settimane, solo che il danno si è palesato recentemente. E ormai era tardi per intervenire e salvare le piante.

In questo articolo approfondiamo questo fenomeno e vediamo cosa si può fare per prevenirlo o, quantomeno, riuscire a intervenire prima che il marciume passi dal fiore alla pianta. (…)

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Cosa sono i “polloni” dei cactus. E’ meglio toglierli o lasciarli? Influiscono sulle fioriture?

Cosa sono i polloni? C’è chi li chiama “rami” e chi li definisce “nuove teste”. C’è chi, più prosaicamente, li definisce “figli” della pianta madre. In tutti i casi si tratta di nuove “protuberanze” che spuntano attorno al corpo della pianta principale.

Nei cactus, così come nelle Agavi, è un fenomeno molto comune e se in alcune specie non accade mai, in altre succede molto facilmente anche con piante giovani. Attenzione: non stiamo parlando di semenzali nati al riparo del fusto della pianta madre da semi caduti da quest’ultima, ma di veri e propri nuovi corpi attaccati al fusto principale e che spuntano da quest’ultimo per poi crescere costantemente di dimensione. Il termine corretto è “polloni” e a chiunque coltivi cactus o abbia dato un’occhiata a questa famiglia di piante in un vivaio o in un orto botanico sarà capitato di osservare uno o più esemplari pollonati. Perché i cactus producono i polloni, quali generi sono più propensi a pollonare e quali meno? E ancora, la domanda più frequente: è vero che i polloni “rubano” energia alla pianta madre e ne riducono le fioriture? I polloni stessi possono fiorire? Altra domanda molto frequente: conviene lasciarli attaccati alla pianta madre o è meglio toglierli? Possono essere usati come talee per ottenere nuove piante identiche alla pianta madre e, in caso di malattia di quest’ultima, possono essere staccati per salvarla e riprodurla? 

In questo articolo approfondiamo il tema e diamo una risposta a tutte queste domande. (…)

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Quando il cactus “fila”: che cos’è l’eziolatura, come si previene e come contenere il danno

Con il termine “eziolatura” o “eziolamento” si fa riferimento ad un processo comune a tutte le piante che vengono coltivate in condizioni di luce non adeguate. In carenza di luce le piante tendono ad allungare i fusti o i rami proprio per cercare disperatamente una migliore esposizione. L’esito è la deformazione della pianta, che cresce con un portamento non naturale e con fusti e foglie di colore chiaro. Il fenomeno dell’eziolatura è molto comune nei cactus e nelle succulente, piante che richiedono moltissima luce. Purtroppo, un cactus eziolato, anche se riportato in condizioni di luce ottimali, manterrà la deturpazione del fusto. La nuova crescita, tuttavia, avverrà in modo regolare.

A chi non è capitato almeno una volta di osservare in qualche ufficio, in un appartamento o anche in vivai non specializzati quei cactus a forma di cono, con spine sottili e il fusto verde pallido? Cactus con la base tondeggiante e l’apice allungato, assottigliato, al punto da dare alla pianta una forma quasi piramidale. Il coltivatore alle prime armi può pensare che sia quello il normale portamento della pianta, ma il coltivatore con un minimo di esperienza – o anche solo dotato di spirito critico – solitamente inorridisce di fronte a piante simili. Al limite può intristirsi, perché sa bene che quello non è affatto il normale portamento della cactacea, ma semplicemente l’esito di quella che tecnicamente è chiamata “eziolatura” (anche “eziolamento”) o, comunemente, “filatura”. A proposito, le foto in alto e quelle a corredo di questo articolo sono di piante in un vivaio e non mie, ci tengo a chiarirlo subito!

Perché ad alcuni cactus capita questa sorte? In altre parole, perché i cactus filano? Perché le piante grasse sono soggette all’eziolamento? Come evitare l’eziolatura e come distinguerla dalla normale crescita o da una crescita semplicemente difforme dal normale? E’ possibile rimediare al danno causato dalla filatura di un cactus? A queste domande diamo una risposta nell’articolo che segue. (…)

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Il marciume colpisce il mio Astrophytum di oltre 25 anni: ecco cosa ho fatto per salvarlo

Questa è una di quelle “sorprese” che non vorresti mai ricevere quando fai un salto in serra a controllare le tue piante. Che qualche pianta, specie in primavera, possa essere colpita da marciume radicale è inevitabile, soprattutto quando si coltivano centinaia di piante. Che a marcire sia proprio quell’esemplare che è con te da vent’anni, che hai visto crescere e fiorire ogni anno e che magari ha un valore affettivo particolare (ad esempio perché ti era stato regalato in una determinata occasione)… beh, è sempre dura da mandare giù, anche per il coltivatore più esperto. In questo caso, però, non è ancora detta l’ultima parola: l’Astrophytum myriostigma che vedete nelle foto è una delle piante con me da più tempo, è messo male ma non è ancora spacciato.

Nell’articolo che segue descrivo in dettaglio cosa è successo e come sto cercando di salvarlo. (…)

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Cactus e malattie: stop all’ansia, a volte non possiamo far altro che lasciar fare alla Natura

Parliamo di cactus e malattie partendo da un  semplice foto. La pianta che ha dato spunto a questo articolo, e che vedete qui in alto, è (o meglio, era) un Ancistrocactus (=Glandulicactus) mathssonii. Avevo ottenuto questo esemplare con una mia semina circa dieci anni fa e fortunatamente altri otto o nove “fratelli” di questa pianta sono ancora in perfetta salute, crescono e fioriscono regolarmente. Questa particolare pianta, pur trattata esattamente come gli altri esemplari di quella semina e piantata nello stesso tipo di substrato in cui vivono i miei altri mathssonii (terra di campo, poca marna e un 60% di inerti) un paio di anni fa si è presa qualche “fungo” e nel giro di poche settimane è morta. Credo si trattasse di fusarium, ma ad oggi poco importa, perché la malattia ha fatto il suo corso e quel che resta è… l’armatura di questo cactus, ossia un bellissimo intreccio di spine che abbraccia il vuoto lasciato dal fusto che, con il tempo, si è seccato fino a decomporsi e a sparire del tutto. L’osservazione di quel che rimane di questa pianta, che da un paio di anni tengo lungo un muretto non distante dalla serra, dove di solito sposto le piante malate (per malattie, in questo caso, intendo genericamente patogeni e parassiti) per evitare che possano contagiare altri esemplari, mi ha portato ad alcune considerazioni sulla coltivazione e sul trattamento delle malattie delle piante.

Considerazioni che ho condensato nell’articolo che segue, un estratto del quale è stato pubblicato anche sulla newsletter della British Cactus and Succulent Society. (…)

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