Perché dovrei abbinare dei cartellini a ogni cactus? Ecco un elenco di buone ragioni per farlo

Certo, dal punto di vista estetico un cartellino che spunta dal vaso non è il massimo, soprattutto se vogliamo fotografare quel cactus durante la sua splendida fioritura e nutriamo qualche velleità artistica. Tuttavia, c’è una lunga serie di buone ragioni per abbinare i cartellini alle nostre piante (“cartellinare” i cactus, dice qualcuno ricorrendo a un neologismo) o per conservare quelli che accompagnano le succulente che acquistiamo da vivaisti specializzati. Sì, perché sui cartellini (o “etichette”) che infiliamo nei vasi dei nostri cactus e delle nostre piante succulente non è detto che debba esserci scritto solo il genere e la specie di quella pianta: un sacco di altre utilissime informazioni possono essere annotate su questi piccoli “registri” mobili. Registri “al portatore”, si potrebbe dire, dal momento che i cartellini accompagnano la pianta negli anni e la seguono in ogni rinvaso, arricchendosi di informazioni che ci insegneranno moltissimo su quel particolare esemplare e, più in generale, sulla coltivazione di queste piante.

Ma andiamo per gradi e vediamo, in questo articolo, di capire cosa sono esattamente i cartellini, cosa possiamo annotarvi sopra e con quali strumenti e, infine, dove possiamo reperirli o come possiamo realizzarli direttamente con soluzioni alternative. (…)

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Il “Fiore tra le Spine” riparte in abbonamento a tutela dei contenuti e contro i furbi del web

Alla fine del 2017, quando ho aperto questo sito, non immaginavo minimamente il grande successo che questi miei “appunti” avrebbero riscosso. In poco più di due anni il sito Il Fiore tra le Spine ha registrato oltre 207 mila accessi unici e più di 306 mila sessioni (visite) da tutta Italia e da moltissimi paesi nel mondo, dagli Stati Uniti al Giappone; dall’Europa all’Australia (i dati sono rilevati da Google Analytics). Tenendo conto del fatto che stiamo parlando di un blog specializzato in un settore assolutamente di nicchia, e non di tendenza come sport, moda, ecc., i numeri sono davvero incoraggianti.

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Lophophora williamsii, il cactus “fuorilegge” in Italia: facciamo chiarezza sulla normativa

Sì, si può coltivare ma non vendere. No, non si può coltivare né vendere. Sì e no: si possono coltivare solo esemplari giovani perché dopo sette o otto anni la pianta produce la famigerata mescalina e diventa illegale (quindi va incenerita???). Sì, si può tenere ma solo se acquistata prima del 2006, perché è da quell’anno che la pianta è stata inserita nel testo unico sulle droghe. Sulla coltivazione della Lophophora williamsii, cactacea conosciuta anche come “peyote”, negli ultimi anni in Italia si è detto di tutto e il contrario di tutto e questo anche perché, come spesso accade, la nostra normativa è farraginosa, lacunosa, oscura e, dal punto di vista logico, talvolta anche poco coerente. Ad esempio: nelle tabelle allegate al testo di legge italiano sulle droghe si parla della sola Lophophora williamsii, quando gli esperti di cactus sanno benissimo che di Lophophora, oltre alla williamsii, esistono diverse altre specie: decipiens, diffusa, fricii, koehresii, alberto-vojtechii.

Per un genuino appassionato di cactacee, il genere Lophohpora è certamente tra i più interessanti ed affascinanti. A maggior ragione il veto posto sulla commercializzazione e sulla coltivazione di questa pianta è un peccato dal punto di vista strettamente botanico, anche perché questi cactus hanno un aspetto molto accattivante, con fusti globosi di un bel colore azzurro/verde, privi di spine e con ciuffi lanosi in corrispondenza delle areole. I loro fiori sono piccoli e di colore solitamente rosa pallido (in alcune specie sono di colore fucsia o giallastro) e sbocciano all’apice per tutta l’estate.

In questo articolo vediamo in dettaglio cosa dice esattamente la normativa italiana sulla Lophophora williamsii affidandoci alle fonti ufficiali e conosciamo meglio questo particolare genere di cactacea. (…)

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Riconoscere le piante grasse: una guida alla classificazione e all’identificazione

Dare un nome scientifico a una pianta succulenta, in altre parole identificare correttamente una pianta grassa, è tutt’altro che semplice. La classificazione, in generale la cosiddetta tassonomia, è appannaggio di ricercatori, studiosi, veri appassionati e, in certi casi, di veri e propri maniaci dell’ordine. In quella terra sconfinata che è la classificazione delle piante – e nel caso specifico delle succulente – regna spesso grande confusione, al punto che non è raro assistere alla continua ri-denominazione di una stessa pianta, prima compresa in un genere, poi collocata in un altro, poi spostata in un altro ancora. Alcune piante sono classificate in un modo da alcuni ricercatori e in un modo diverso da altri studiosi; alcuni tendono alla semplificazione e alla riduzione del numero dei generi, altri sono propensi a suddividere il più possibile le piante, a seconda delle loro peculiarità, in più generi, specie, sottospecie, forme e varietà. Le diatribe tra autori e ricercatori circa la classificazione di questa o quella pianta sono all’ordine del giorno. Al comune appassionato, così come al semplice coltivatore e al “collezionista” di succulente, non resta che affidarsi ai cartellini che accompagnano le piante o tentare una classificazione confrontando l’esemplare con le fotografie reperite in internet o sui libri (a questo proposito, in questa sezione del sito ne segnalo alcuni utili ai fini della classificazione delle succulente).

Vediamo, nell’articolo che segue, come orientarsi e cosa è necessario sapere per cominciare a riconoscere, identificare e classificare le piante succulente. Impariamo anche come distinguere un cactus da una qualsiasi altra pianta grassa e come riconoscere le principali famiglie di succulente. (…)

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Agavi, Echinocereus e Mammillaria: le foto in natura dal parco statale di Anza Borrego

Agavi, Echinocereus, qualche Mammillaria, rocce e sabbia e panorami sconfinati. Nella terza e ultima parte del contributo di Ben Grillo, ecco alcuni splendidi scatti dal parco di Anza Borrego, nella California meridionale. Leggi tutto “Agavi, Echinocereus e Mammillaria: le foto in natura dal parco statale di Anza Borrego”
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